Approfondimenti al pannello su Dreyfus: 2. Le fake news, il complottismo e la stampa

L’affaire Dreyfus divide la Francia per anni e ha conseguenze storiche importanti. Un ruolo decisivo è svolto dalla stampa, che non si limita a informare l’opinione pubblica come un medium trasparente, ma interviene nell’affaire attivamente. Per anni la stampa, per lo più nazionalista e antisemita, ma anche liberale e garantista, diffonde non solo notizie vere, ma anche notizie false, e inoltre denuncia complotti, lancia accuse e pronuncia sentenze, influendo sull’opinione pubblica. Nella storia europea, è la prima volta che la stampa agisce con tale potenza.

Già la prima condanna di Dreyfus è favorita dalle pressioni della stampa sul generale Mercier, Ministro della Guerra: La Libre Parole e altri periodici antisemiti lo accusano di volere che Dreyfus sia assolto per compiacere un presunto «sindacato ebraico» che agirebbe nell’ombra. Negli anni successivi, la stampa antidreyfusarda pubblica ogni sorta di fake news: che il Ministro degli Esteri Hanoteaux avrebbe reso alla Germania, su richiesta del Kaiser stesso, una lettera compromettente per Dreyfus; che Dreyfus, dopo la degradazione, avrebbe confessato di essere colpevole; o che Dreyfus sarebbe fuggito dalla sua prigione sull’Isola del Diavolo.

I documenti dell’affaire vengono pubblicati e interpretati secondo convenienza: quelli che provano la colpevolezza di Esterhazy sono presentati come falsi fabbricati da Dreyfus o dalla sua famiglia, mentre i falsi di Henry diventano «falsi patriottici» prodotti nell’interesse della nazione. Lo scrittore nazionalista Charles Maurras, sulla Gazette de France, offre una vera e propria apologia del falso.

Gli ebrei e gli intellettuali, i politici, i giudici e perfino i membri dell’esercito che non si allineano al fronte dreyfusardo ricevono offese e intimidazioni: La Libre Parole pubblica un articolo che accusa Picquart di complottare contro Esterhazy e – precoce esempio di hate speech mediatico – gli insulti e le minacce dei lettori contro gli ebrei, gli intellettuali e i giudici che potrebbero annullare la condanna di Dreyfus. Quando l’avvocato difensore del capitano Dreyfus, durante il processo di revisione della prima condanna, viene ferito da un nazionalista a colpi di pistola, la stampa antidreyfusarda sostiene che l’avvocato abbia inscenato l’aggressione. Gli intellettuali e gli ebrei sono accusati di cospirare contro la nazione.

Tutto ciò è favorito dall’antisemitismo montante in Francia già nel decennio precedente e manipolato da giornali – La Libre Parole era il più attivo e influente, ma anche periodici cattolici come La Croix ebbero un ruolo importante – e gruppi di interesse di area nazionalista e clericale, che promuovono associazioni come la Lega antisemita e la Lega dei patrioti. Ma l’azione della stampa si avvale anche della libertà concessa dalla nuova legge del 1881, delle maggiori tirature permesse dalle recenti innovazioni tecnologiche e dell’ampliamento del pubblico dei lettori indotto dai progressi della scolarizzazione. Tutto ciò mostra, in negativo, la necessità di coltivare un’etica critica della scrittura e della lettura come forme di ricerca della verità e di partecipazione al confronto democratico. Inoltre, emerge l’importanza degli interventi degli intellettuali sulla stampa, ossia nel dibattito pubblico. Sono infatti gli intellettuali dreyfusardi, a cominciare da Zola, a denunciare e smontare le menzogne dello Stato maggiore e della stampa antidreyfusarda e a trasformare la battaglia per il capitano Dreyfus in una battaglia universale per verità e giustizia.